Se mi guardo indietro, è vero, mi sono invecchiato! Ma quanti cambiamenti in me!!! Quanti pianti, quante risate, quanti confronti, quante responsabilità, quante complicità, quanto amore, quanta amicizia vera, quanta fiducia, quanta comprensione da parte di padre Matteo e da parte di tante persone di grande capacità d’amore e di buona volontà.
Non ero niente, ero perso nell’universo e nel mio io più profondo. Quanta sofferenza, quanta insoddisfazione, quanto buio dentro e attorno a me. Nella mia vita sono stato preda di tutto e di tutti ma soprattutto da me stesso. Ho vissuto un’eternità con un’angoscia e un’insoddisfazione perenni. Non riuscivo a dare senso a niente, di conseguenza non davo senso alla mia vita.
L’incontro con te Matteo e con l’esperienza della Comunità è stato qualcosa che mi ha toccato nel mio io più profondo, oserei dire nel profondo dell’animo. Ricordo perfettamente la prima cosa che mi hai detto quando sono arrivato: “Caro Roberto, la Comunità è come se fosse una palestra, una palestra di vita dove bisogna allenarsi bene, molto bene, per affrontare tutte le sfide che la vita ci mette davanti quotidianamente e dove dobbiamo essere pronti ad affrontarle”. Poi mi hai detto: “Ognuno è ferito lì dove non è stato amato. Qui troverai persone che ti amano e ti accolgono”.
Ho incontrato l’amore, l’amore vero, gratuito, un’accoglienza incredibile, l’amicizia. Mi hai fatto rivivere la fiducia. Io che non credevo più a niente, soprattutto in me stesso. In tanti momenti pensavo: “Matteo è troppo esigente, non si regola, pretende troppo da me”. Ma poi ho capito, mi chiedevi sempre un di più, quel di più che è in ognuno di noi e che è necessario per conoscersi sempre meglio, per determinarsi, per dare il meglio di noi.
Quante giornate insieme, quante chiacchierate, confidenze; quante spiegazioni mi hai dato. Mi hai ridato la voglia e la gioia di credere in Dio. Ho ricominciato a pregare, ho ritrovato la mia interiorità e soprattutto la mia spiritualità. Ho ricominciato a dare un senso vero alla mia vita. Ho capito di non aver più paura della sofferenza perché essa è parte della vita e in essa c’è veramente una grande crescita personale.
Questa sofferenza oggi la leggo spesso in molti ragazzi e in molti genitori che vengono a fare i colloqui. Sento in me un grande senso di responsabilità perché spesso mi sento come un appiglio per loro. Questo mi fa sempre di più pensare in che razza di società viviamo, e nello stesso tempo mi fa sentire ancora di più di appartenere a un qualcosa di grande e affascinante di cui posso sentirmi solo privilegiato, consapevole che tutto ciò è nelle mani di Dio.