"FAR RIVIVERE L'ANIMA..."

Messaggio di p. Matteo Tagliaferri per il 20° anno della Comunità in Dialogo

 

 

“Far rivivere l’anima

in una cultura mutilata di trascendenza”

 

            Dopo 20 anni di forte esperienza umana con i giovani più provati della nostra società, mi sono sempre più convinto che viviamo in una cultura che pensa e vive l’uomo e l’umano in modo “ridotto”, quasi che l’uomo fosse solo tutto ciò che è studiabile in lui a livello biopsicosociale.

L’uomo è anche questo, ma è molto più di questo, è oggetto di studio e di comprensione razionale, ma è anche soggetto che trascende se stesso, che può orientarsi, stupirsi, scegliere, può interrogarsi sul Mistero che avvolge e fonda la vita; insomma, ciascuno di noi vive di dimensioni interiori, spirituali ed etiche: è la nostra parte migliore che si esprime in una grande domanda di Bellezza, di Verità, di Significato, di Felicità, di Bene… e di Amore come vertice che qualifica i rapporti e incide profondamente nella costruzione di quell’essere irripetibile ed unico che crea l’umanesimo autentico!

            Questo dà grande respiro all’essere umano, è l’orizzonte in cui sente di vivere adeguatamente. Si sa quanto la psiche influisce nel biologico; e quanto il sociale e culturale nella psiche: ma i livelli di integrazione della persona non si esauriscono qui, perché saremmo mutilati della nostra parte migliore, cioè delle dimensioni spirituali ed etiche: l’uomo è strutturalmente trascendente ed aperto all’altro, ed eventualmente anche all’Altro, e l’uomo sente di viversi compiutamente quando attua la sua trascendenza!

            Quindi se questa dimensione è centrale tra le cose importanti della vita dell’uomo, se da questo dipende la compiutezza e il senso della vita, il non conoscerla e trascurarla crea insoddisfazione e infelicità, crea il male d’essere. Il “meglio” per l’uomo non è nel tangibile e visibile, non è nello sperimentabile, che pure ne fanno parte. Si coglie più con il cuore e con lo spirito che con la ragione, che può arrivare a dirci che è ragionevole affidarsi a tutto ciò!

 

 

La morte di tali dimensioni

è ciò che ci fa poveri,

il viverle è la nostra ricchezza!

 

            I nostri giovani, che all’inizio s’ingannano di trovare nelle droghe di ogni tipo il benessere della vita, si trovano alla fine disperati, svuotati e spenti: ci gridano questo spegnimento interiore, questa distrazione mortale dell’uomo da se stesso, che tutta una cultura sembra non comprendere!

Si studiano i danni delle sostanze e i loro rimedi, ma non si risponde alla “domanda”, alla causa prima!

Inoltre si offusca sempre più la realtà, che ci orienterebbe, ognuno, a rientrare “dentro” di noi.

E così in base a protocolli scientifici è più facile somministrare dosi controllate di farmaci e di metadone piuttosto che farsi “presenza”, accompagnamento, ricerca: attenzione umana che svegli piuttosto che offuscare ed addormentare, che aiuti ad accettare la fatica e l’impegno per una qualità umana migliore, piuttosto che l’illusorio umanesimo che si affida solo alla tecnica e alla scienza vissute come assoluti!

            Forse tutto questo può servire ad un controllo migliore del sociale, noncuranti però di collaborare così alla distruzione della dignità umana e della speranza di un umanesimo autentico. All’estremo: si faceva qualcosa di diverso nei manicomi prima della legge Basaglia o in altre dittature culturali, dove si spegneva e si spegne tuttora mente e cuore, si spegneva e si spegne ancora l’anima?

 È qui che

bisognerebbe ascoltare

chi prima moriva perché non sapeva di che cosa era povero,

e oggi vive sapendo ciò che lo fa ricco!

 

Per questo io chiamo coloro che sono usciti dalla droga, gli “scampati” da questa cultura che ci fa poveri; come pure li chiamo “svegliarini” della nostra società.

Le storie di centinaia di giovani ci dicono questo!

 

            È stata un’esperienza intensa di vita che ha fatto ritrovare loro la parte migliore, che ha comportato fatica ed impegno.

Tale cambiamento esprime un modo radicale di concepire l’esistenza, che colpisce al cuore l’uso delle sostanze, quali che siano.

Non ci si drogherà più semplicemente perché non se ne avrà più bisogno. Si è imparato a vivere con pienezza la propria esistenza, costasse fatica e sacrificio.

            Questa direzione non devono prenderla solo i servizi pubblici, ma anche le famiglie e la scuola, la politica e la religione, ecc. Questo è l’umanesimo autentico di Mandela, di Gandhi, di Martin Luther King… di Gesù!

La mutilazione nell’uomo del Mistero e del Trascendente è diventata malessere e malattia. 

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