MIRELLA C.: “Finalmente a Casa!”

30/05/2012 - “Finalmente a Casa!”
Mirella Castagnacci
Dalla Comunità in Dialogo alla Casa del Cielo

 

E’ da giorni che stiamo davanti a questo foglio bianco … scrivere su Mirella …, eppure siamo davvero onorati di poter condividere con tutti voi il Dono che noi stessi abbiamo ricevuto in lei … ma come si fa a scrivere su chi e su quanto ancora ti parla? Come si fa a parlare di lei mentre ti rendi conto che ancora hai tutto da ascoltare? Come si fa a scrivere di questa Parola fatta Carne se l’unica cosa che ti aiuta a coglierLa ancora è il Silenzio?Perciò sarete pazienti con noi, proveremo a raccontarvi qualcosa, coscienti però che potrà appena far intuire Quanto ancora sta accadendo; proveremo a continuare a riflettere e ad ascoltarla insieme a tutti voi attraverso queste righe.
Anche se …, alla fine …, forse questo foglio bianco è il perfetto ritratto dell’atteggiamento di Mirella: carta bianca per l’Amore. E che stupore ciò che questo Amore in lei ha scritto!!!
Allora: chi è Mirella? … Certamente, come hanno bene espresso le ragazze, “rappresenta per noi una parte della storia indistruttibile della Comunità”. Aveva 21 anni quando è arrivata! E’ una dei “vecchi operatori” della Comunità in Dialogo. Chiamati da noi “vecchi” “perché sono stati i primi giovani che, tra mille difficoltà ed affrontando innumerevoli disagi, una volta completato un esigente programma della Comunità, hanno scelto di donarsi interamente agli altri, senza limiti di tempo e di impegno, aiutando p. Matteo a non far mancare quello Spirito che li aveva per primi risanati”.
Ancora le ragazze in programma così la descrivono:
“Il suo rapporto con il positivo, la sua personalità costruita, o meglio, scolpita sulla roccia la rendono continuamente per noi un punto di riferimento. Prima delle parole ci ha dato sempre l’esempio sia dandosi da fare con noi nel pratico, sia sul personale, aiutando così generazioni di ragazze che nei momenti difficili hanno trovato nel suo esempio la certezza che si può cambiare, la certezza che i nostri limiti non ci impediscono di essere un dono. Perché così ci fa sentire sempre: un dono!”
Tante sono le espressioni che le sono state rivolte e che continuano ad arrivare su di lei … anche da persone con rilevanti responsabilità politiche e sociali, “prova che - usando le parole delle sue ragazze – Mirella non ha cambiato solo le nostre vite, ma ha “abbellito di sé” chiunque l’ha incontrata”.
Un professore che l’ha avuta in cura, specialista dei tumori della pelle,  prof. Richetta, scrive:
       “(…) Aveva il Cielo negli occhi. Occhi con cui continuerà a guardarci tutti!”
Ma perché lei è rimasta così impressa a queste persone?
Mirella da tre anni lottava con un tumore alla pelle, scoperto quando ormai aveva prodotto metastasi. Non c’era cura. Sapevamo che ormai non aveva tanto tempo da vivere, ma lei non ha mai smesso di “lottare” fino all’ultimo momento, impegnandosi a vivere il quotidiano facendo ogni cosa, bene, ma così bene, così fino in fondo, e con un’attenzione di amore verso chi in quel momento lei coglieva aver più bisogno proprio del suo amore, che ci lasciava tutti spiazzati, stupiti.
Così fino a qualche minuto prima di morire in cui, nel vedere una persona rimasta in piedi, si è preoccupata affinché le venisse data una sedia …  (!!!)
Racconta padre Matteo:
“la responsabile delle ragazze mi ha chiesto a che ora era morta Mirella.  Le ho detto un po’ prima delle otto di sera. E lei:
“Ma alle otto meno un quarto ha telefonato a noi, anzi a me ha detto: “guarda che non si risponde così in fretta al telefono della Comunità!”.
Che presenza! Che attenzione! Che amore! Che perfezione di attenzione! Cosa non ha fatto negli ultimi giorni perché non mancasse nulla!
E’ incredibile!”

Tutto in lei esprimeva sempre più accoglienza e amore.
L’ultimo giorno, il 30 Maggio scorso, dopo aver fatto a Trivigliano una riunione con p. Matteo e gli operatori, in serata, siamo andati tutti lì da lei. Ci aspettava. C’era anche la sua famiglia.
Mese di Maggio … Vigilia della Visitazione …

“Forse - è p. Matteo che racconta - è stata la Madonna che le voleva bene, che da alcuni giorni mi diceva di fare qualche cosa alla fine di maggio e pensavo: non è che la vieni a prendere proprio adesso? Con timore ... ma anche con un senso di stupore. In quel momento del suo morire ho visto i suoi occhi guardare alto ... e ho capito che la Madonna la stava abbracciando per portarla con sé. Nel giorno in cui ho visto come è andato tutto con Mirella, ho pensato: ma Signore … ma qui si fanno pure santi!...”
Arrivati da lei quella sera del 30, dopo che le abbiamo raccontato un po’ quanto ci eravamo detti alla riunione di Trivigliano, lei ci ha lasciato  questa raccomandazione:
“… dobbiamo cercare di non perdere il vecchio stile, … dobbiamo cercare il vecchio spirito con cui sono avvenute certe cose in Comunità. Quando arrivai ad Artena, -era uno dei Centri femminili di allora- la prima cosa che dissi: “Finalmente mi sento a casa!”. E io veramente nella Comunità ho trovato “casa”, ma non quella fatta di mura, ma la casa interiore dove ci stavano persone che mi hanno accolto, che mi hanno dato fiducia che potevo uscir dalla sostanza, che potevo tornare a stare bene pure io. Che ce la potevo fare insomma!”
E’ ancora padre Matteo che racconta:
“Dopo che lei ha parlato, abbiamo cominciato la Messa. Ha letto il salmo, un salmo bellissimo, il salmo del Cantico dei Cantici che parla dell’Amata..  riferito a Maria … Ma come stava bene anche a lei che aveva scoperto quell’amore presente di Maria nella sua vita!
Fatta la Comunione, finisce la Messa, ci alziamo, avevamo pensato pure di mangiare una pizza insieme tanto è vero che Silvano era andato a prenderla. “Sono stanca, mettetemi un po’ a letto”. La sorella l’accompagnava e, a un certo momento, vicino al letto, si è un po’ accasciata, come caduta. Giancarlo l’ha presa, l’ha rimessa in un fianco; pochi minuti, poi si è rimessa dritta. Le tenevo la mano e le dicevo di pensare a quelle belle immagini della Madonna. Tempo prima la sognò. La Vergine giocava intorno a lei, … saltellava come in una danza. E le diceva col sorriso e le braccia aperte: “Vieni! Vieni!”. Per una decina di giorni l’abbiamo vista al computer cercare qualcosa.. Solo dopo qualche giorno mi raccontò del sogno e del come quella Presenza  le aveva dato tanta gioia e del forte desiderio che le era rimasto di rivedere quel Volto, quell’Immagine bellissima della Madonna.
E sapete dove la ritrovò?”
Racconta ancora padre Matteo:
“Dovete sapere che nel 2004, nel giorno di Pentecoste, venne da me una mamma peruviana chiedendomi di aiutare suo figlio caduto nella dipendenza. Ma non voleva farlo venire qui. Voleva che andassimo noi in Perù, da lui. Non riuscii a dire di no. E così dopo pochi mesi Mirella con altri quattro operatori, -ma era lei che guidava il gruppo- andò ad aprire un centro in Perù. Partirono solo per dare la loro esperienza, lontano, con pochi soldi, senza conoscere la lingua. Portavano solo loro stessi, e tanta speranza per altri, speranza che in loro si era fatta realtà.  Trovarono una casa con un terreno. Quando andai tre mesi dopo avevano già fatto tutto. Mirella era riuscita ad ottenere tutti i permessi sociali e sanitari per poter operare in Perù e offrire “accoglienza e amore” a tanti giovani del posto. In Perù stesso tutti rimasero sorpresi poiché lei in pochi mesi riuscì a fare quanto altri realizzavano con anni.
Vi ho raccontato questo anche per farvi comprendere meglio cos’era per Mirella il Perù.
Lei era già malata ma volle ritornare un’ultima volta in Perù. E così venne con me, insieme a Giancarlo e Stefano. Quando arrivammo a Lima, usciti dall’aereoporto, andammo, come di consuetudine, alla casa provinciale dei Vincenziani. Ci accolse il provinciale. Ma questa volta in una sala diversa, forse perché l’altra era occupata, e mentre entravamo in questa sala Mirella, che mi stava dietro,  con un sussurro esclamò: “Ma eccola!”
Vide una statua: l’Immacolata di Rubens.
Il padre visitatore le disse subito: che cos’è “eccola”?
E io gli raccontai quanto Mirella mi aveva detto del sogno!
Così il provinciale volle fare una foto prima a lei da sola e poi a tutti noi,  vicino alla Madonna del Rubens.
E io le dissi: “vedi … tu sei andata ad aprire il Centro in Perù, in un momento anche difficilissimo per te, desiderosa solo di dare una mano ad altri giovani amici di terra lontana. Tu hai fatto questo, … e la Madonna ti si è fatta ritrovare proprio qui in Perù.”
Saranno sgangherati, ma i nostri operatori vivono veramente solo per amare…! E Mirella con loro … Sono Miracoli nella vita di oggi in cui c’è tanto bisogno di presenze positive, nuove, libere, umili e semplici, che si spogliano di tutto per vivere solo per la felicità di chi la sta cercando ma non la trova!”

Mirella ha imparato ad amare, raggiungendo un amore così gratuito che l’ha resa testimonianza fedele dell’ostinata volontà di bene che anima  p. Matteo e gli operatori e si fa ogni giorno storia di salvezza e di rinascita per ciascuno di noi.
Mirella è una giovane donata per la vita dei giovani.
Così la descrivono le sue ragazze:
“Carattere forte, coraggioso, umile, aperto. E’ esempio di libertà. Una libertà così umile e a portata di mano che ci rende liberi, che non ripiegandosi davanti alle avversità incoraggia noi a rialzarci.
Come ci piace il suo modo di parlarci così diretta!!!
Mirella … Grazie per quanto hai fatto per i giovani del Perù.
Grazie perché hai inciso e continui a incidere nelle nostre vite.
Grazie perché ogni volta che ti abbiamo incontrato e che ancora oggi ti incontriamo ci lasci migliori.
Il tuo Amore per noi è grande. Sei mamma, sei sorella, sei amica… sei e sarai sempre certezza che possiamo essere anche noi donne migliori. ”

E se  il suo incontro con la Comunità in Dialogo le ha fatto assaporare la “casa interiore”, ora più che mai, nella “Casa del Cielo” la pensiamo e quasi vediamo esclamare sorridente:
“Finalmente a casa!”

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