PIER LUIGI DI IANNI

Professore 

 
Credo che un’esperienza sia importante, durante il cammino della persona, quando la rimette in discussione, quando le allarga gli orizzonti, quando la fa in qualche modo aprire. 

 

 L’esperienza con la Comunità in Dialogo ha rappresentato per me un significativo  punto di riferimento.

 Nel 1991, ai primi di giugno,  p. Matteo iniziò questa meravigliosa storia; ricordo tutti gli amici che iniziarono con  p. Matteo, Danilo, Mauro, Claudio ecc.. 
Ricordo che tutta la vita della Comunità si svolgeva solo in un’ala di questa grande struttura.
P. Matteo mi invitò a partecipare, chiedendomi di fare un po’ di animazione con i ragazzi. Insieme provavamo i canti, partecipavo anche a qualche riunione formativa, riunioni di confronto. Queste situazioni vissute qui, insieme, mi hanno comunque dato segnali importanti.
Il primo segnale, per me, importante e che voglio oggi ricordare, era “il raccontarsi”, come sto cercando di fare io con voi, e mi rendo conto che, in realtà, nella nostra vita quotidiana, dimentichiamo spesso questo aspetto di noi. 
Il raccontarsi, non per essere logorroici, nè tanto meno per essere al centro dell’attenzione, ma il raccontarsi per quello che è la propria esperienza di vita, per riacquistare la propria dimensione;  scoprirlo e vederlo fare dagli amici della comunità è stato per me importante, perché mi ha portato al recupero di questo valore della vita..  
Un altro ricordo che voglio condividere è questo; se non ricordo male il nome della comunità all’inizio era Nuova Era, poi p. Matteo la chiamò “in Dialogo”, e andando via, con gli anni, ho capito anche il motivo.
Riportare al centro della nostra vita il Dialogo!  Lo dico io per primo ma rivolgo la stessa riflessione a tutti. Lo dico a me stesso, che spesso in aula, con la mia professione recito dei monologhi e pretendo magari dai ragazzi il silenzio, perchè fare lezione necessita anche di questo. Dialogare! Ho capito l’importanza  di riportare l’espressione all’interno del nostro lavoro, delle nostre famiglie, del nostro quotidiano. 
E’ un valore, quello del dialogo di cui non si può fare a meno ed esprime un avvicinamento, un’accoglienza. È “il Mistero”. Può sembrare molto grande definirlo con questa parola, ma così è.
Dovremmo ritrovare nella comunità in cui viviamo questa forza per incontrarsi, per dialogare, per essere propositivi.
Un'altra cosa che vorrei sottolineare è una parola che ci appartiene, appartiene a noi tutti in quanto uomini ed è la parola “Responsabilità”; è uno dei cardini che, personalmente, ho scoperto nell’incontro con la comunità ma, credo, anche sia un punto fermo per tutti e per ogni società umana. Responsabilità come farsi carico dell’altro in difficoltà. 
Ripeto ascolto, dialogo e responsabilità, ecco per me tre parole che in comunità ho vissuto, ho sperimentato. 
Poi l’esperienza dell’amicizia. Ricordo l’amicizia che mi legò ad Ugo, uno degli amici della comunità che non c’è più, e che è stato sin dagli inizi, anche lui, l’artefice di questo mistero-comunità. 
Ugo, lo ricordo perchè con lui in particolare si organizzavano le serate dei canti. L’esperienza vissuta con lui è stata particolare per me. Negli ultimi tempi, nel tempo di ospedalizzazione di Ugo io mi trovavo a Roma per concludere i miei studi, che per altro sono di natura scientifica. Ed in forza di questa mia situazione, ho potuto fare l’esperienza della vicinanza ad una persona, ad un amico nel dolore ultimo. 
Ricordo che, una delle ultime sere che andai a trovarlo. 
Era un pomeriggio.
Ugo mi chiese una cosa alla quale sinceramente non diedi una risposta e ancora oggi trovo difficoltà a trovarla. “Pierluigi perchè vieni qui?”.
Gli sorrisi, ma non seppi dare una risposta. Nel giro di dieci giorni le sue condizioni peggiorarono. Andai di nuovo a trovarlo ed era già  in uno stato di coma irreversibile; restai solo cinque minuti, perchè tanto si poteva stare.
Mi ritornò ancora in mente la sua ultima domanda, alla quale ancora faticavo a dare una risposta. Ma, in quel momento, ebbi una certezza, la certezza che era il momento del silenzio più assoluto, dove non c’è più spazio per le parole, è il  momento estremo per ogni persona, dove credo non possa entrare più nessuno. Ecco, in quel momento, io ebbi la certezza che anche allora, ci stavamo comunque parlando, che stavamo dialogando, ecco quel dialogo che mi ritorna alla mente, ancora oggi, come forza del Mistero.

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