p. GREGORY GAY - LE MANI DELL'AMORE

dall’Omelia di Padre Gregory Gay (Padre Generale dei Missionari di San Vincenzo di Paoli)

in occasione dell’affiliazione dei vecchi operatori della Comunità In Dialogo alla famiglia vincenziana

il 10 Giugno 2012

 

 

Voglio ringraziare tutti per questa celebrazione. Prima di tutto voglio dirvi che se per voi può essere un onore essere parte della famiglia vincenziana anche per noi della Congregazione è un grande onore che oggi alcuni di voi siano parte di noi.

San Vincenzo era un uomo bisognoso dell’Amore, … degli altri, e con questo amore ha fatto un progetto che oggi si chiama la Famiglia Vincenziana.

Io voglio dire proprio questo: abbiamo bisogno anche di voi perché noi possiamo continuare questo gran progetto che non è tanto di San Vincenzo ma è il progetto di Dio Padre.

 

In questa festa del Corpus Domini celebriamo in Gesù il Dio che si è fatto uomo per colmare la distanza tra ciò che noi speriamo di essere e ciò che siamo in realtà. In Gesù Dio ha preso carne e sangue umani per sperimentare le nostre più profonde gioie e dolori.

Dando il suo corpo e il suo sangue per la nostra salvezza, Dio è entrato in un dialogo permanente e vivificante con la famiglia umana. Non è più monologo…

L’azione di Gesù ha portato ad una Comunità di credenti, molti dei quali non erano parte della migliore società: un esattore delle tasse odiato, un popolo rivoluzionario, poveri non qualificati. Questi furono i primi discepoli. Quando Gesù ebbe più bisogno di loro, essi fallirono miseramente tradendolo, rinnegandolo e scappando via.

Ma ecco la cosa davvero notevole: nonostante le loro debolezze, i difetti di carattere e gli errori di comportamento fino al tradimento e all’abbandono di Gesù, egli continuò il dialogo con loro. Quando furono rinchiusi nel cenacolo per paura di lasciare l’edificio e Gesù apparve loro, le sue prime parole furono: “La pace sia con voi”.

Gesù non ha mai smesso di comunicare, proteggere o cercare i suoi seguaci, anche dopo e nonostante i loro evidenti errori. Ha continuato il dialogo d’amore. Il dialogo di Gesù con i suoi discepoli e con noi oggi è una conversazione d’amore, perdono, fratellanza, è una spinta ad andare avanti nella vita. Egli stesso ci tiene uniti in Comunità.

Come Comunità in Dialogo voi siete persone che, come gli Israeliti, avete provato ad ascoltare, ma spesso non siete riusciti a seguire ciò che il Signore vi ha chiesto. Avete scoperto l’abisso umano tra l’ideale e il reale in modo devastante. Ma come con i discepoli del suo tempo che hanno fatto degli sbagli Gesù apre un dialogo di amore e fiducia con ciascuno di noi. E’ un dialogo che ci allontana dalle ferite e ci restituisce alla pienezza.

Permettetemi di concludere con una breve storia:

Dopo la devastazione della seconda guerra mondiale in molte città e villaggi in tutta l’Europa alcuni volontari andarono nelle chiese per riparare i danni e ripristinarle.

In una Chiesa, una bella statua di Gesù a grandezza naturale era rimasta quasi completamente intatta. Solo le mani erano rotte. Gli abitanti del villaggio erano addolorati per questa statua di Gesù che era la più imponente e la più importante del santuario. Un falegname disse al gruppo di cittadini di tornare il giorno dopo che lui avrebbe messo a posto la statua.

Il giorno dopo gli abitanti si recarono in Chiesa e trovarono la statua pulita e restaurata. Una bella scultura in legno era apparsa tra le due mani rotte di Gesù con questa iscrizione: “Io non ho mani ora, ma ho le tue. Tu sarai le mie mani?”

Mi pongo e porgo a voi la stessa domanda: Sarete le mani di Cristo per la guarigione di un mondo ferito? Io credo che possiate esserlo. Comunità in Dialogo non è solo un luogo, è un modo di vita.

Possa il Signore benedire e guidare ciascuno di voi, giorno dopo giorno, e la Comunità in Dialogo possa continuare ad essere un luogo di guarigione e di speranza.

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